Editoriale di Psicoterapia Psicoanalitica n. 1/2022 - "Del corpo"

Adriana Gagliardi*

All'origine c'è il corpo, l'essere un corpo, seguirà la rappresentazione del corpo, l'avere un corpo. Il rapporto tra soma e psiche ci conduce inevitabilmente alle origini del pensiero psicoanalitico e percorre tutta l'opera di Freud.
Gli Studi sull'Isteria (Freud, 1892) sono alle radici del pensiero psicoanalitico stesso: furono proprio il sintomo isterico, la sua espressione corporea e il suo disvelamento, ad aprire la via alla talking cure. L'Io è innanzitutto un Io corporeo (Freud, 1922).
Oggi ci appaiono sintomi diffusi veicolati dal corpo: pensiamo ad esempio alla frequenza degli attacchi di panico o dei disturbi alimentari. Possiamo osservare quanto il registro rappresentativo della mente sia assente o “in caduta” sul concreto-corporeo. La non integrazione, la dissociazione tra corpo e mente è all'origine di gravi esiti patologici. Viviamo in tempi complessi, dove il primitivo, l'organico, la radice dell'esistenza, prende la scena nei no stri pazienti.
In questo numero, come vedremo, vi sono molte citazioni di autori post freudiani e post kleiniani che mettono in evidenza l'importanza che tutti gli studiosi della nostra disciplina hanno dato ai primissimi contatti tra l'infans e la “madre-ambiente”, secondo una definizione felice di Winnicott che amplia il concetto stesso di madre o figura materna.
Alcune brevi considerazioni su studi per me significativi che sono stati importanti nel periodo della mia formazione: mi sembrano attuali e tracciano un filo rosso che collega il pensiero psicoanalitico alla teoria e alla clinica delle odierne patologie, che si esprimono attraverso il linguaggio opaco del corpo.
Alcuni miei pazienti con sintomi somatici mi hanno fatto ripensare, in continuità con il pensiero freudiano, all'isteria arcaica così come l'ha descritta la McDougall (1989). L'isteria classica, com'è noto, dipende soprattutto dai legami verbali e cerca di compensare angosce concernenti il diritto all'accesso alle gratificazioni sessuali e narcisistiche dell'adulto. I sintomi prendono il posto di tali gratificazioni che la psiche vive come proibite. Il livello del conflitto dell'isteria arcaica, invece, è quello che gravita intorno al diritto di esistere, le angosce sono collegate al timore di perdere la propria identità soggettiva o addirittura la vita. Nel rileggere “Teatri del corpo” ho pensato che alcune patologie odierne troverebbero una collocazione differente da quella che oggi è ascrivibile alla categoria delle malattie psicosomatiche. L'isteria arcaica, secondo l'autrice, è un'espressione sintomatica che si colloca tra l'isteria classica e la “disorganizzazione psicosomatica” descritta da Pierre Marty (1980), che può prodursi in maniera sporadica e anche con regolarità, in soggetti che non sono né isterici classici né “operatori désaffecté”. Le fantasie e i turbamenti che sottendono tali episodi psicosomatici si situano a livelli primitivi, tra il desiderio del lattante di fondersi con il corpo materno e il suo opposto, in relazione a una figura materna non in grado di interpretare gli stati affettivi del suo piccolo: un Inconscio materno che fa schermo all'ascolto dei bisogni del lattante.
Alle prime fasi dello sviluppo del rapporto mente-corpo si colloca il lavoro di Gaddini e De Benedetti (1959) sul mericismo. Questa ricerca riporta un'osservazione sistematica di alcuni lattanti affetti da sindrome gastrointestinale (a partire dal secondo mese di vita) e dimostra in modo chiaro l'importanza delle fasi precoci della relazione tra lattante e figura materna.
Il corpo e il suo funzionamento post-natale pone di fronte all'inermità dell'infans, alla soddisfazione dell'istinto di sopravvivenza o alla sua frustrazione e ai suoi esiti in un rapporto patologico con la figura materna che ne frustra il bisogno primario. Sulla scia del pensiero freudiano classico, Gaddini pone in primo piano il principio del piacere-dispiacere, nel tentativo drammatico del lattante di un autosoddisfacimento sensoriale-corporeo, quando la prima relazione oggettuale risulta non corrisponsiva o non in sintonia con le sue richieste. In seguito (1969), egli scriverà il suo saggio On imitation sulla percezione dell'altro, del suo corpo-presenza che conduce alla percezione di sé. Si imita per percepire l'oggetto e, attraverso questo, se stessi: si imita per essere.
Mauro Mancia (2004), in tempi più recenti, ha coniugato le ricerche sulla memoria a quelle della teoria e della clinica psicoanalitica, rendendo evidente l'importanza, all'origine del pensiero, della memoria che s'inscrive nel corpo, che non può essere soggetta a ricordo e a rimozione, perché le strutture cerebrali preposte alla rimozione giungono a maturazione dopo i primi due anni di vita. La memoria implicita (procedurale e affettiva) è contenuta nell'Inconscio non rimosso, è inscritta nel corpo.
Sulla non integrazione mente-corpo, sulle “aree lacunari” della mente, ha scritto Luigi Scoppola (2005) coniugando la clinica al pensiero di Matte Blanco e alle ricerche delle neuroscienze. La sua ipotesi sulla sofferenza lacunare pone l'accento sugli stati primitivi della mente, in relazione al processo esperienza-percezione-sensazione-emozione-sentimento/affetto, laddove non sia avvenuta una integrazione tra esperienza sensoriale ed affetti. Secondo l'autore, vi è un rapporto di interdipendenza tra psicosomatosi e lacunarità, differenziando la sofferenza psicosomatica dalla conversione so matica tradizionale.
L'esperienza che si fa del corpo provoca trasformazioni nella mente e nel corpo. La direzione evolutiva che va, all'origine dell'esistenza, dal corpo alla mente, può anche avvenire, successivamente, dalla mente al corpo.
Noi osserviamo infatti, durante il processo psicoanalitico, magari dopo tanto tempo di lavoro, un cambiamento nelle posture del corpo, nel tono e nella prosodia dell'eloquio di alcuni pazienti. Questa nuova realtà del soma e del suo cambiamento si evidenzia e si percepisce come parallela alle trasformazioni della mente, del pensiero. D'altra parte sappiamo che, se una psicoterapia psicoanalitica funziona, quello che è inscritto nel corpo è soggetto ad una trasformazione. A volte si può ricostruire o costruire una rap- presentazione attraverso sensazioni-percezioni della coppia al lavoro nella stanza di analisi; altre volte i vissuti primitivi del corpo e della relazione con l'altro si possono intuire nel transfert del paziente e nel controtransfert dell'analista; altre volte ancora sono destinati a rimanere a livelli che non potranno essere percepiti coscientemente, ma forse integrati con percezioni e sensazioni meno primitive. I cambiamenti della mente e del corpo, nello spazio e nel tempo, fanno parte del processo psicoanalitico.
Questo cambiamento nella “materia” del corpo, del cervello, è compatibile con gli studi dei neuroscienziati sulla plasticità neuronale (Kandell, 2001) che ci fanno ipotizzare come sia possibile un cambiamento delle attivazioni, o anche dei collegamenti cerebrali, quando vi sono esperienze significative che lasciano una traccia nella memoria: un cambiamento della mente che s’inscrive nella materia del corpo.
Penso, d'altra parte, che le trasformazioni mentali e corporee avvengano in maniera misteriosa e, qualora ci fossero ricerche sul cervello (quelle che anni fa avevo tentato di fare in collaborazione con i neuroscienziati) che possano far “vedere” nuove attivazioni cerebrali rispetto all'inizio, durante e dopo una psicoterapia psicoanalitica, esse non ci potrebbero dire nulla sul perché di questo “misterioso salto” dal corpo alla mente e dalla mente al corpo. Attraverso gli strumenti oggi a nostra disposizione, come la risonanza magnetica funzionale (fRM), potremmo vedere l'immagine del “dove” e del “come” il substrato organico cerebrale è cambiato, ma non del perché.
Credo, però, che il Freud neuroscienziato desidererebbe avere dimostrazione di quello che egli sperava avvenisse con gli anni e con il progredire della ricerca “biologica”. Pensiamo che il premio Nobel per la scoperta del neurone fu assegnato nel 1906 (a Golgi e a Ramon y Cajal) e che Freud ha scritto il Progetto di una psicologia nel 1895, quando la conoscenza del neurone, della sua morfologia e del suo funzionamento non erano ancora definite.
Dal punto di vista epistemologico, è evidente che il pensiero psicoanalitico non esita su posizioni dualistiche nel rapporto corpo-mente.

Molto interessante, da questo punto di vista, è il lavoro di Alessandro Bruni, pubblicato nel nostro “Lector in fabula”. Egli, infatti, analizza in Mind/body. Speculazioni sulla vexata quaestio alcune riflessioni filosofiche che, partendo da Cartesio, ripropongono un dualismo mente-corpo. Questa posizione dualistica, secondo l'autore, è presente anche in alcune oscillazioni e dubbi del pensiero di Freud, nonostante egli abbia una visione unitaria tra mente e corpo, e propone l'esempio del concetto di pulsione che risente, a suo parere, di un'ambiguità dicotomica. Analizza, poi, il pensiero di Bion e Jung e pensa che una posizione “ermergentista” che si ricollega al pensiero di alcuni neuroscienziati risolverebbe l'annosa questione della dicotomia corpo-mente.

Anna Nicolò e Laura Accetti riprendono in Corpo e diniego: l’enigma transgender il tema dell'origine e delle tracce primitive di memoria delle esperienze del corpo che danno origine al nostro “idioma corporeo personale”, all'immagine corporea e al senso di sé. Analizzano le possibili cause dell'emergere di situazioni nelle quali il sesso biologico e l'identità sessuale non coincidono, come nelle “variazioni di genere” e descrivono un'esemplificazione clinica che riguarda un adolescente transgender. Le autrici collocano questo tipo di problematica nell'adolescenza, dove il corpo può essere vissuto come persecutore o un estraneo da attaccare, denegare, modificare, se non c'è stata un'adeguata percezione sensoriale del proprio corpo e non si è dato spazio alle fantasie inconsce in relazione al corpo vissuto, al corpo simbolico e al corpo rispecchiato dall'altro.

Dell'integrazione tra l'essere un corpo e avere un corpo, scrive Angelo Macchia in Esiste una cosa chiamata “corpo”? proponendo come vertice di pensiero sul corpo-mente “un monismo non riduzionista unito ad un dualismo conoscitivo” sul versante ontologico ed epistemologico: l'esperienza di noi stessi in quanto oggettivamente pensabile, unita all'esperienza di percepire il fatto di sentirsi-essere soggetti viventi. La scissione tra psiche e soma è da ricercarsi nella primissima infanzia nella dimensione somatica, espressione dell'Inconscio non rimosso. L'analista è chiamato a sanare il deficit di holding, quando la presenza dell'altro non è stata sufficiente. Il corpo conosce qualcosa di noi che non conosciamo e che accede alla pensabilità coinvolgendo profondamente l'analista nella dimensione ontologica del suo operare piuttosto che in quella epistemologica.

Luigi Antonio Perrotta nel suo saggio Corpi in analisi riflette sui differenti livelli in cui il corpo può entrare nella rappresentazione della mente, nel complesso sviluppo individuale. Esplora le dissociazioni corpo-mente, esito di fallimento e/o compromissione dei primitivi processi di integrazione. In particolare l'autore, attraverso un passaggio clinico, scrive della reazione corporea dell'analista, segnalando come il controtransfert corporeo sia un “indicatore” di una specifica relazione terapeutica con i propri pazienti nella quale il terapeuta può essere implicato. In questo senso il corpo dà voce a importanti elementi del mondo interno del paziente non ancora pensabili ed è anche un “regolatore di stato” per la relazione terapeutica in corso tra ana- lista e paziente.

In Corpo erotico, tempo, immagine. Tra arte e psicoanalisi, Rosita Lappi attraversa un percorso storico che riguarda la storia dell'arte, lungo una linea che traccia la rappresentazione del corpo erotico e che si interseca con la psicoanalisi e gli studi sull'isteria di Charcot. L'autrice parte dalla Ninfa studiata da Aby Warburg, la rappresentazione della donna nell'arte e approda all'immaginario erotico contemporaneo. In quest'ultimo emerge l'arcaico soggettivo e il problema dell'evoluzione della soggettivazione in espressioni inedite di narcisismo patologico, nelle quali si annidano angosce traumatiche dovute all'assenza dell'oggetto o alla sua troppo traumatica presenza.

In questo numero abbiamo una ricca messe di scritti clinici, nella sezione “Scorci”.

Zeno Giusti e Simonetta Adamo propongono una riflessione tra gli in- trecci della malattia organica e quella psichica, in Il processo psicoterapico con un preadolescente affetto da una patologia cronica intestinale. La psicoterapia è svolta in un contesto ospedaliero e la condizione del paziente aggravata da gravi disturbi psichici in entrambi i genitori. La malattia fisica ha rappresentato per il paziente, e indirettamente per i suoi genitori, un'opportunità di aiuto psichico e di integrazione tra soma e psiche.

Su come l'eccesso dell'uso di Internet attraverso i social network possa essere causa di ritiro in due casi di adolescenti, scrive Anna Carla Aufiero in Voci senza corpo, corpi senza voce: Eco e Narciso ai tempi della postmodernità. Il contributo originale dello scritto è costituito dall'ipotesi che le cosiddette internet addiction possano essere inquadrate come somatosi digitali, e come tali essere trattate secondo il presupposto teorico e l'approccio clinico riguardanti le patologie del rapporto mente-corpo. La Rete, in questa prospettiva, diventa un luogo psichico, un contenitore nel quale si colloca ciò che non è rappresentabile, un luogo con il quale avviene un'equazione con il somatico: se il contatto con la Rete viene meno, si possono produrre angosce di disintegrazione.

Maria Bove nel suo scorcio clinico Corpi di frontiera. La costruzione di una abilità psichica mostra come il corpo si esprima come frontiera della pensabilità ma anche come importante veicolo di emozioni mute alla ricerca di parola. Il corpo può essere espressione e non intralcio al lavoro analitico. Così i due casi clinici proposti mostrano le esplosioni e le implosioni delle emozioni attraverso il corpo, un possibile lavoro di ricostruzione-costruzione nel presente, attraverso i silenzi e le difese dal pensiero in seduta. Si crea così uno spazio abitabile per l'aspetto psichico che trova nel corpo il centro vitale del Sé.

Sulla difficoltà di “insediare la psiche nel corpo” scrive Claudio Donadoni descrivendo un caso di Dissociazione mente-corpo e schizodia da lui seguito in psicoterapia. La relazione del paziente con la madre, incapace di elaborare il “lutto originario” relativo a una separazione psichica del figlio, impedisce i tentativi del paziente di rimettere in gioco parti vive del Sé e di pervenire a una maggiore separatezza rispetto alla figura materna, pena l'angoscia di perdita e di frammentazione.

Chiara Nicolini ci parla del suo ruolo di supervisore all'interno di un Hospice, che raccoglie malati terminali, un ruolo che svolge da più di dieci anni. La supervisione è rivolta agli operatori impegnati non solo nelle cure fisiche, ma anche all'accudimento di tutta la persona, in una fase così delicata della vita. La mente e il corpo degli operatori sono coinvolti in questa dimensione di cura: l'autrice considera i corpi concreti degli operatori e dei pazienti come potenzialità di pensiero in divenire. La supervisione ha il compito di mante- nere un narcisismo sano negli operatori, un buon legame con il proprio Sé corporeo. Attraverso vari episodi emersi durante gli incontri di supervisione, è chiaro come il gruppo, con il legame affettivo tra i suoi componenti, contribuisca ad attivare un funzionamento mentale, un ascolto e una pensabilità che aiutano a reggere le forti emozioni che nascono dall'impatto con il corpo, la malattia e il fine vita.

In “Intersezioni” ospitiamo il lavoro Il corpo nella psicologia cognitiva di Francesco Ianì. Ci è sembrato importante dare voce alle ricerche attuali delle neuroscienze cognitive sul rapporto corpo-mente. Mi sembra che da queste nuove ricerche vengano stimoli interessanti perché, parallelamente a quello che avviene negli ultimi decenni per le ricerche in psicoanalisi, vi è un'attenzione maggiore al ruolo del corpo. Sembra che vi siano punti di intersezione tra i risultati provenienti da due metodi di osservazione differenti, clinico per la psicoanalisi e sperimentale per le neuroscienze.
La nascita della cosiddetta Embodied Cognition nelle ultime due decadi testimonia il fatto che la ricerca nella psicologia cognitiva non si occupa solo di tutto ciò che ha a che fare con la mente e il cervello: processi cognitivi, rappresentazioni mentali, tracce mnestiche ecc. Al contrario il corpo sembra entrato al centro del dibattito di tutte quelle discipline che ruotano attorno alla scienza cognitiva.
L’EC ha minato alle fondamenta la psicologia cognitiva classica, quella che istituiva una netta distinzione tra percezione e azione, tra procedurale e dichiarativo, e più in generale tra ciò che viene percepito e quello che viene rappresentato. L'autore considera queste ricerche come un'apertura, una flessibilità operativa ed epistemologica delle funzioni cognitive e della loro dipendenza dal corpo e dall'azione, distinguendole dalle ricerche precedenti nelle quali il primato del ruolo del linguaggio non era stato mai messo in discussione.

Una sezione è stata dedicata alle riflessioni di un gruppo di studio della nostra Società, il tema è Del corpo, del limite: riflessioni sull’omogenitorialità. Il gruppo che partecipa a questo approfondimento in progress è eterogeneo perché comprende giovani e meno giovani associati, un socio ordina- rio e un diplomato SIPP: A. Amplatz, T. Cappellucci, V. Cosmi, A. Dore, E. Guidi, A. Luca, N. M. Peron, W. Roberto, S. Salvaneschi, C. Scandurra. Gli argomenti trattati sono sfumature in dialogo: identità di genere, tematiche LGBTQ+ e nuove configurazioni familiari. Il gruppo ha affrontato questi argomenti da una prospettiva teorica generale, come una ricerca psicoanalitica, con l'intento di un ascolto alle molteplici sfumature dell'essere umano nella società contemporanea. Trovano così sviluppo i temi della procreazione medicalmente assistita, in special modo nelle nuove configurazioni familiari, nelle quali sono spesso coinvolti in modo reale o simbolico i corpi di donatori, donatrici e gestanti. Si analizzano le tematiche legate alla scissione mente-corpo e ai conflitti sociali e/o interni di ciascuno. Nascono domande legittime sul senso del limite e su come le tecnologie di fecondazione assistita possano rappresentare nuove scissioni mente-corpo e su come concetti cardine del pensiero psicoanalitico come il complesso edipico, il “paterno” e il “materno” possano essere ampliati e/o modificati nella realtà contemporanea.

Sono presenti nella sezione “Recensioni” interessanti commenti di libri pubblicati di recente.

Purtroppo ci hanno lasciato due cari soci: Luisa Perrone e Leo Romeo Marino. Pubblichiamo il ricordo in loro memoria.

Una buona lettura

* Socio ordinario SIPP con funzioni di training, Direttore di Psicoterapia Psicoanalitica, Via Santa Lucia 27, 35139 Padova (PD). Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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