• Home
  • Cultura e Società
  • Libri e Presentazioni
  • Luigi Scoppola. La coscienza dell’Es. Psicoanalisi e neuroscienze, di Mark Solms

Libri e Presentazioni

Cultura e Società

Luigi Scoppola. La coscienza dell’Es. Psicoanalisi e neuroscienze, di Mark Solms

Mark Solms, La coscienza dell’Es. Psicoanalisi e neuroscienze, a cura di Andrea Clarici, Milano, Cortina, 2018, pp. 323, € 29,00

 

L'antologia di scritti di Mark Solms, curata da Andrea Clarici, reca in sé più significati. Prima di tutto mi sembra che il curatore voglia contribuire alla diffusione del lavoro di Solms tra il grande pubblico. Un progetto ambizioso che non è certo favorito dalla materia trattata: essa tocca argomenti che comunque richiedono specifiche competenze per la comprensione; ma affascina lo stile di Solms, sapientemente divulgativo. Sembra quasi una contraddizione la mia affermazione, ma se pensiamo all'opera di Freud, allo stile usato nei suoi testi, forse è più facile cogliere il senso delle mie parole. Anche Solms è un narratore, e da narratore “riuscito” sa accompagnare “emotivamente” il lettore. Proprio questo rende la sua prosa affascinante e, per i non addetti ai lavori, più digeribili gli interventi di carattere strettamente scientifico.
Solms, come del resto dichiara apertamente il curatore nella sua Nota, è «un divulgatore instancabile e un rigoroso ricercatore», da anni impegnato nel suo lavoro, che si colloca di fatto in una zona di frontiera tra i neuroscienziati (sempre meno, comunque) che sottovalutano gli aspetti motivazionali nel neuropsichismo umano, e quegli psicoanalisti che giudicano poco utili le scoperte derivanti dalle neuroscienze. Fortunatamente i confini tra questi due ambiti di ricerca sono diventati più permeabili così da consentire una possi- bile osmosi, con risultati interessanti – mi si consenta di dire – non solo e non tanto sul piano del sapere scientifico, ma sul piano del fare clinica.

Il libro raccoglie scritti di Solms non ordinati cronologicamente, ma che comunque consentono di seguire il percorso dell'autore negli ultimi 20 anni nel campo della neuropsicoanalisi, con contributi che tale disciplina offre sia alla psicoanalisi che alle neuroscienze. Come dichiara l'autore nella sua premessa, l'aggiunta di “neuro” a “psicoanalisi” forma una sorta di ossimoro, quasi a significare «la psicanalisi meno la psiche, una psicanalisi ideologiz zata e ridotta alle neuroscienze» (p. 1).

Queste questioni sono affrontate nella prima parte del libro, nella convinzione dell'autore secondo cui la psicoanalisi ha sempre cercato di colmare il divario tra questi due approcci apparentemente antitetici. Freud, sappiamo, era neuroscienziato e neurologo clinico. Il suo grande merito è di aver riconosciuto che la vita mentale è inevitabilmente legata al somatico e quindi alla biologia. Scrive Solms: «In breve, ciò che rende unica quella parte della natura di cui ci occupiamo in psicoanalisi è che essa è sia un oggetto sia un soggetto. Questo semplice fatto è il punto di partenza di tutta la neuropsicanalisi» (corsivo dell'autore, p. 5). Di qui il tentativo scientifico di conciliare questi due aspetti della mente: quello soggettivo di costruzione dei significati e quello anatomico-oggettivo. Questo, per Solms, il progetto della neuropsicoanalisi.
A questo punto, diventa particolarmente interessante seguire l'esperienza clinica di Solms, che racconta alcuni casi clinici di cui si è occupato, quando, cioè, di fronte ad un disturbo neurologico noto, introduce il punto di vista psicoanalitico. L'approccio neuropsicoanalitico consente di individuare, all'interno dei tessuti del cervello, alcuni concetti metapsicologici a cui Freud è giunto attraverso il suo lavoro su disturbi psichiatrici.

Tra i casi clinici riportati, Solms ne riferisce uno a cui dichiara di essere particolarmente affezionato. Si tratta di un paziente di circa 60 anni, ingegnere elettronico, operato ma senza successo per un tumore al cervello, che non è più in grado di ricordare ma solo di ripetere, ossia si mette in atto il meccanismo del ritorno del rimosso. Ogni giorno in cui Solms lo incontra nel suo studio è come se ciò avvenisse per la prima volta. Il paziente, cioè, per un danno alle aree frontali, non è più in grado di organizzare il materiale dei sistemi di memoria in modo realistico, logico e in ordine temporale. Può solo utilizzare vecchi modelli stereotipati nella ripetizione di un passato che non è più tale; i ricordi riemergono distorti nel transfert con gravi sintomi di natura psicotica. Un uomo – spiega Solms – la cui vita attuale si svolge come in un sogno e che, dunque, presenta le quattro caratteristiche del sistema in- conscio: «la sua vita mentale è atemporale; è caratterizzata dal ricorso al pro- cesso primario; è caratterizzata dall'accettazione delle mutue contraddizioni; è caratterizzata dalla sostituzione del materiale reale con quello psichico, dei limiti della realtà con i desideri» (266).

Solms ha focalizzato la sua attenzione sui pazienti con problemi neurologici e neurochirurgici, e resta colpito dai loro sintomi psicologici, che creano intensi conflitti interiori: dopotutto – afferma – il cervello è l'organo della mente. Era rimasto sorpreso, invece, dallo scarso interesse per gli aspetti soggettivi di tali disturbi da parte di neurologi e neuropsicologi. Sembrava quasi che, sul versante medico, i sintomi mentali dovessero essere presi in considerazione solo ai fini della diagnosi della sottostante patologia cerebrale; op- pure erano da considerare gli aspetti cognitivi legati, ad esempio, a disturbi della memoria, al linguaggio. In opposizione a tale tendenza, inizia l'osservazione sistematica di questi pazienti e si rende sempre più conto che il danno a parti diverse del cervello produce modificazioni nell'assetto mentale del paziente in modo abbastanza regolare e prevedibile. Inoltre, in conseguenza della concezione dualistica mente-corpo, nota come i pazienti colpiti da ictus o da tumori cerebrali solitamente non ricevono lo stesso tipo di cura psicologica dei pazienti psichiatrici, nel senso che vengono considerati unicamente pazienti con problemi cerebrali e non pazienti con problemi mentali. È da queste considerazioni che prende le mosse la sua ricerca, condotta con il metodo clinico-anatomico sulle modificazioni della personalità conseguenti a lesioni cerebrali focali, unitamente a ricerche clinico-anatomiche sui meccanismi cerebrali del sogno. Per Solms significa riportare a pieno titolo la teoria psicoanalitica all'interno del panorama scientifico.

Cogliere tutto questo gli dà, dunque, la possibilità di provare ad aiutare la persona affetta da tali disturbi. A questo punto non si tratta di considerare, come si è detto, il “semplice” deficit, cosa accade nella memoria del paziente, in riferimento, ad esempio, al caso prima citato; ma prendere in esame i fattori dinamici ed emozionali che entrano in gioco nei deliri psicotici che si manifestano.
Solms, così, sente di dover rivolgere un invito al lettore: qualora si dovesse trovare nella situazione di occuparsi di un paziente neurologico che gli viene inviato per un aiuto psicoterapeutico, non si sottragga dal compito, giudicandolo non di sua pertinenza; consideri, invece, la reale opportunità scientifica che gli viene prospettata. D'altra parte, se si decide di studiare in ter- mini psicologici i sintomi emotivi che sorgono dalle patologie neurologiche, utilizzando metodi psicoanalitici, non c'è motivo per cui non si debbano comprendere i cambiamenti occorsi nella vita di queste persone e come tali cambiamenti siano correlati con i cambiamenti avvenuti nel loro cervello. Questo non significa ridurre una scienza psicologica a scienza fisica, ma con- siderarne la relazione, nella consapevolezza che “la mente non è meno reale del cervello”.

La seconda parte del libro ospita alcune controversie nella storia della neuropsicoanalisi, sorte nel tentativo di conciliare empiricamente le scoperte psicoanalitiche con i dati neurofisiologici. Qui si sottolinea il ruolo impor- tante che si è dato la neuropsicoanalisi in difesa della psicoanalisi, in un'epoca in cui sembra che le osservazioni neurofisiologiche debbano prevalere sulle osservazioni psicologiche. L'assunto è che la mente non può es- sere ridotta al cervello.

La terza e ultima parte del libro è rivolta ad illustrare il lavoro della neuropsicoanalisi non tanto nella difesa ad ogni costo delle teorie di Freud ma, come si sottolinea, con la volontà di continuarne il lavoro. Anzi, si arriva al ribaltamento di una nozione fondamentale della psicoanalisi: l’Es è inconscio diventa l’Es è conscio. Di qui il titolo del libro, per alcuni, forse, allarmante o dissacrante, ma proprio per questo intrigante ed affascinante.
Secondo Solms, si distinguono due forme di coscienza: la coscienza pri- maria, detta anche sensoriale, e quella secondaria, autobiografica. Quest'ultima permette alla nostra psiche di avere uno sguardo temporale, così da ricordare eventi passati, autobiografici e fare progetti per il futuro. La coscienza primaria, invece, sarebbe molto più primitiva e arcaica; sarebbe collegata al “corpo interno” (nel senso di rappresentazione del corpo interno) e alle emozioni (che fanno capo ad alcune zone, quali il tronco encefalico, l'ipotalamo e la sostanza grigia periacquedottale), attraverso le vie nervose. In queste aree cerebrali, secondo l'autore, con la coscienza primaria avrebbe sede l'Es, l'istanza pulsionale di Freud, che fin dall'inizio è cosciente. Cioè la coscienza nasce dall'Es. L'originario Io cosciente, il senso di sé, non nasce dalla percezione dell'esterno: la prima consapevolezza di sé proviene dagli impulsi del “corpo interno” ed è generata dalle strutture del tronco cerebrale. Questo significa che la consapevolezza di sé nasce dall'Es e questo Es si identifica progressivamente con l'oggetto che percepiamo, come quando ci guardiamo allo specchio: il “corpo esterno”, rappresentato come oggetto. Pertanto la coscienza secondaria dell'Io è un derivato dell'Es ed è questa istanza che dà all'Io consapevolezza, pulsioni, emozioni. L'Es è conscio sin dalla nascita; l'Io no, conclude l'autore.

Desidero terminare con le parole di Solms: «le neuroscienze non sono la corte d'appello finale della psicoanalisi più di quanto la psicanalisi lo sia per le neuroscienze; la nostra corte d'appello finale è rappresentata dall'incontro clinico. I lettori sono quindi invitati a confrontare le innovazioni teoriche in- trodotte qui con i dati forniti dalla loro esperienza psicoanalitica e a porsi ulteriori importanti domande» (293). Come a dire che la ricerca clinico-scientifica continua inarrestabile e attende i contributi di sempre nuovi aderenti.

Luigi Scoppola*

 * Socio ordinario SIPP con funzioni di training.

Iscriviti alla nostra newsletter

*
*
* campo obbligatorio
* campo obbligatorio

s.i.p.p.

Il sito internet sippnet.it della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica rispetta le linee guida nazionali della FNOMCeO in materia di pubblicità sanitaria, secondo gli artt. 55-56-57 del Codice di Deontologia Medica.

Tel:
0685358650
Email:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Indirizzo:
Via Po 102
Roma



© SippNet. P.IVA 01350831002